Il dipinto, attribuito ad un anonimo pittore bolognese, è una copia parziale, limitata alla figura principale, dell’affresco con l’Incoronazione della Vergine realizzato da Correggio nel 1520-1524 per il catino absidale della chiesa di San Giovanni Evangelista a Parma, ora conservato nella Galleria Nazionale della città emiliana.
I modelli iconografici ricchi di pathos ideati da Correggio e la diffusione delle sue opere tramite copie, disegni e incisioni ha costituito un presupposto determinante per la formazione di intere generazioni di artisti, primi tra tutti i fratelli Carracci (Ludovico, Agostino e Annibale), al cui ambito va assegnata questa tela. Carlo Cesare Malvasia, nella sua celebre Felsina Pittrice, fonte principale per i fatti artistici bolognesi tra Cinque e Seicento, riferisce che gli affreschi di Correggio nella chiesa di San Giovanni Evangelista, poi parzialmente distrutti nel 1587 per i lavori di ampliamento dell’abside, vennero copiati “a pezzo per pezzo su quadri a olio” dai “Carracci, ch’ivi ad istudiar si trovano, cioè Agostino e Annibale giovanetti”, su richiesta di Cesare Aretusi, incaricato poco dopo di rifare i perduti affreschi correggeschi proprio sulla base delle copie realizzate dai Carracci.
Il dipinto di proprietà dell’Inps, diversamente ad altre copie della Vergine Incoronata del pittore parmense ora a Napoli e a Parma ed attribuite seppur non concordemente alla mano di Annibale Carracci, mostra la figura di Maria limitata al solo busto; questo particolare induce a credere che la tela in esame sia una derivazione ulteriore dalle repliche già ricordate o che sia stata realizzata sulla base del brano autografo decurtato e conservato alle gallerie parmensi.