La principale fonte agiografica su cui si fonda l’iconografia dei due fratelli martiri, vissuti tra il II e il III secolo, risale alla fine dell’VIII secolo, ma il culto doveva essere diffuso già dal VI secolo dal momento che, a quella data, esisteva nella cittadina francese di Soisson una basilica eretta in loro onore, come ricorda San Gregorio di Tour’ nella sua Historia Francorum (V; 3; IX, 9).
Esponenti della nobiltà romana, Crispino e Crispiniano abbandonarono Roma durante le persecuzioni di Diocleziano si stabilirono a Soisson dove, praticando il mestiere di calzolai, si dedicarono all’evangelizzazione delle masse; arrestati per volere dell’imperatore Massimiano, furono sottoposti a una serie interminabile di supplizi, uscendone sempre illesi, finché vennero decapitati.
La particolare notorietà dei due santi in ambito nordico va ricondotta alla traslazione delle loro reliquie a Osnabrück, in Wesfalia, per volere di Carlo Magno, mentre in Inghilterra la devozione a Crispino e Crispiniano si lega alla vittoria riportata dal re Enrico V sulle truppe francesi di Carlo VI ad Agincourt il 25 ottobre 1415, giorno in cui ricorre la festività dei due martiri. Tra il Cinquecento e il Seicento si assiste a una progressiva fioritura di dipinti e cicli pittorici che illustrano gli episodi della vita dei due fratelli; il più delle volte la commissione di tali opere si lega alle corporazioni dei maestri calzolai, di cui Crispino e Crispiniano sono considerati i protettori.
Nel dipinto di proprietà dell’Inps i due santi sono immediatamente riconducibili perché raffigurati a lavoro tra gli utensili del mestiere. Di fronte a loro è ritratto un uomo dall’aspetto satanico che si sorregge su due grucce, riferendosi probabilmente all’inganno mediante il quale vennero arrestati i due fratelli nella loro bottega.
In lontananza si scorge un paesaggio dal gusto nordico dov’è raffigurata la predica di san Giovanni Battista, chiaro riferimento all’opera evangelica compiuta da Crispino e Crispiniano.