Jacob Ferdinand Voet, noto ritrattista di origine fiamminga, ostentava nei suoi ritratti una peculiare morbidezza e grazia nella resa degli incarnati, una sottile voluttuosità nella descrizione delle labbra, affidata a piccole pennellate di rosso, un senso di pacata fissità nelle pose dei personaggi, tutte caratteristiche che trovano immediato riscontro in questa tela di proprietà dell’Inps, replica con minime varianti di un dipinto conservato nelle collezioni reali inglesi a Windsor.
Le due sorelle Mancini, nipoti del potente primo ministro francese, il cardinale Giulio Mazzarino, sono ritratte a mezzo busto mentre Maria è intenta a leggere la mano di Ortensia.
Il tema della lettura della mano, frequentemente rivisitato dai pittori nordici in chiave allegorica e morale, sembra essere in questo caso il pretesto per eseguire un doppio ritratto delle sorelle Mancini, come lasciano credere le fisionomie fortemente caratterizzate delle due donne, utilizzando uno schema iconografico che esulava dalle consuete formule ritrattistiche.
Ortensia, che nel 1668 aveva abbandonato il marito Armand de La Meilleraye de La Porte e aveva raggiunto la sorella Maria a Roma, divenendo una delle protagoniste più ammirate della nobiltà romana, è colta in un atteggiamento tipico dei ritratti di dame di Voet, mentre Maria, moglie di Lorenzo Onofrio Colonna, dal quale fuggirà anch’essa suscitando un clamoroso scandalo, indossa una ricca veste impreziosita da un morbido scialle.
Il taglio compositivo dell’opera e l’adozione di un fondo bruno trovano facile riscontro nei numerosi dipinti eseguiti dal pittore fiammingo durante il suo soggiorno romano tra il 1663 e il 1678.