Carla Accardi, fra i massimi esponenti dell’astrattismo italiano, a partire dagli anni Sessanta recupera un linguaggio incentrato sul rapporto segno-colore, accentuando il valore cromatico in bicromie luminescenti.
La precisa scelta espressiva fatta dall’artista di sviluppare una poetica del segno, la collega alle maggiori ricerche contemporanee internazionali dove i segni pittorici diventano grafemi di una scrittura visiva ed il cui mentore fu il critico francese Michel Tapié.
L’opera Senza titolo è stata realizzata da Carla Accardi su un vasto pannello di dimensioni inusuali su cui si rappresenta, come una scrittura primitiva, la sua tipica foresta di segni astratti.
Segni cromatici che iniziano a proliferare sulla tela e segni continui, convessi e curvilinei, che ben si adattano alla matericità del legno utilizzato, creano una vera e propria scrittura visiva.
L’artista fa in modo che i segni colorati invadano lo spazio, accentuando il loro valore cromatico fino alla sua resa luminescente e reinterpretando l’opera come estremo diaframma luminoso.