Alla fine dell’Ottocento e nei primi anni del Novecento Cesare Biseo, artista celebre per i soggetti orientali ispirati ai suoi viaggi, si dedica all’arte grafica realizzando per la Regia Calcografia alcune vedute delle rovine di Roma.
Memore della lezione piranesiana, volta all’esaltazione delle antiche e solenni rovine, Biseo si distacca in questa incisione dal vedutismo romano del Settecento e del primo Ottocento a favore di un’interpretazione delle rovine in chiave romantica.
Le fondamenta dell’imponente Domus Severiana, eretta sul Palatino tra la fine del II e l’inizio del III secolo d.C. dall’imperatore Settimio Severo come ampliamento della precedente Domus Augustea, appaiono qui sommerse da una copiosa vegetazione, suggerendo una lugubre atmosfera crepuscolare.
In primo piano, tra erbacce e sterpaglie, giacciono preziosi frammenti architettonici, simbolo della fatale ed inevitabile caduta del mondo classico, mentre funebri cipressi spiccano su un cielo solcato da cupi stormi di uccelli.
L’opera reca l’iscrizione “dis. dal vero”. L’incisore negli stessi anni era del resto a contatto, nel gruppo dei XXV della Campagna Romana, con pittori dediti al peculiare genere della pittura en plein air, filtrata secondo la propria memoria ed il proprio stato d’animo. La veduta vuole essere infatti una rappresentazione realistica delle rovine sul Palatino, ma le presenta al contempo in un’atmosfera irreale e sognante, tipica del gusto romantico.