Il genere del paesaggio, che nasce nel Cinquecento e si diffonde ampiamente nei secoli successivi, trova in particolare nei paesi nordici, Fiandre e Olanda, grande sviluppo. Quando poi numerosi artisti olandesi e fiamminghi si trasferirono in Italia, allora centro indiscusso della pittura, svilupparono una tradizione paesaggistica basata su nuovi parametri, combinando l’interesse per la realtà e la rappresentazione naturalistica con il sentimento poetico del paesaggio tipico della tradizione italiana.
Queste tele, attribuite ad un pittore fiammingo di cui non si conoscono le generalità, ma soltanto che fu attivo in Italia nella seconda metà del XVII secolo, sono un chiaro esempio di tale nuovo genere paesaggistico i cui primi sviluppi si ascrivono ai fratelli Carracci, a Elsheimer e Paul Bril.
L’incontro e la combinazione della tradizione nordica con quella mediterranea dà vita a brani pittorici di vita quotidiana, a metà tra l’illustrazione di aspetti del territorio con precisione e fedeltà realistica e l’evocazione di un mondo ideale mediante l’inserimento di elementi di pura fantasia.
Le piccole figure di ogni quadro s’inseriscono con armonia nel contesto fortemente idealizzato di rovine e architetture, senza alcuna opposizione tra naturale ed artificioso, secondo una formula stereotipa tesa ad armonizzare l’uomo e la natura.
In tal senso, queste opere s’ispirano al sentimento idilliaco e arcadico tipico della pittura di paesaggio tra la fine del Seicento e la prima metà del Settecento, costituendo un tipico esempio dell’incontro della tradizione paesaggistica nordica con quella italiana.