Salvatore Meli realizza quest’opera con un particolare impasto, ottenuto attraverso l’unione di terre, vernici e smalti vari, che solidificandosi dà vita a una materia scabra e ruvida, simile all’intonaco grezzo.
Le asperità del rivestimento racchiudono la materia ceramica in un castigato impianto compositivo di ascendenza protocubista, caricando l’opera della pregnanza fisica propria della scultura.
La povertà della materia ed il rigore delle forme, trovano un riferimento nella produzione di Tàpies (G. Carandente), mentre le forme delineate nel pannello si riallacciano a prototipi totemici.