Perilli è tra i fondatori di Forma 1, giovane artista e teorico del gruppo che nella primavera del 1947 si impone sulla scena culturale romana. Superata l’esperienza di Forma, la sua ricerca si aggiorna rapidamente attraverso la conoscenza delle avanguardie europee e dell’astrattismo storico.
A Parigi, con Dorazio e Guerrini, scopre Magnelli e Arp, e a Praga vede il cubismo analitico. Successivamente, durante un viaggio a Monaco, studia "Der Blaue Reiter" e gli espressionisti, ma soprattutto rimane folgorato da Kandinskij e da Klee. Nella ricerca che prende avvio all’inizio degli anni Cinquanta, Perilli fa convivere due elementi diversi, concependo la tela come luogo d’incontro, come se volesse sintetizzare la forma pura di Kandinskij e lo spazio assoluto di Mondrian.
In quest’ opera del 1953, l’impianto geometrico dalla suggestione scultorea genera campiture cromatiche che spingono all’indietro il fondo neutro, dialogante con il primo piano. Segni fluidificati dal pennello si librano verso l’alto e suggeriscono un’ulteriore estensione della tela, quasi a significare la presenza di elementi naturali. I tasselli colorati creano un orizzonte sfrangiato, un ordito continuo ma irregolare, che costruisce una bidimensionalità pulsante di vita propria, bastevole a se stessa e all’esistenza dell’opera.