L’attività di Livadiotti proviene da una pittura che ha sempre privilegiato un lavoro di memoria, attraversando gli anni bui del post-modernismo. L’artificio linguistico contamina i paesaggi chiaramente mediterranei: così il mare, le rovine classiche monumentali, i colori limpidi, i contorni netti, non sono solo uno sfondo al gioco voluto ma un elemento fondamentale. Dagli inizi degli anni Ottanta la sua ricerca è passata attraverso una riscoperta della metafisica dechirichiana per approdare, negli anni a seguire, verso una sorta di simbolismo contagiato da elementi culturali, filosofici o religiosi legati al dialogo incessante tra oriente e occidente.