Le sue prime opere sono basate sul principio della scomposizione e ricomposizione, tra cui “Crocifissione” del 1955. Smonta, tormenta e ricompone le figure in un teatro sgangherato e potente, ampie campiture di colore ed immagini informalmente-realistiche o realisticamente-informali. Mette in scena la conflittualità sempre presente tra una vena giocosa ed estroversa ed una più cupa ed introspettiva, coniuga come pochi la dualità della malinconia che si nasconde nello sberleffo.
La sua arte fortemente identitaria, pone al centro l’acceso ed insieme trascolorante cromatismo trascurando l’organizzazione strutturale delle figure, intesse un discorso che ha allusioni autobiografiche e sbocca in una dimensione fantastica. Opere che hanno un linguaggio unico, inconfondibile, mai statico o ripetitivo.