Cresciuto in una delle più povere borgate romane – Portonaccio - autodidatta, inizia la propria attività artistica durante gli anni della guerra, insieme all’amico d’infanzia Renzo Vespignani, orientandosi verso una figurazione di intenso realismo. Dopo aver preso parte al Gruppo Arte sociale, nell’immediato dopoguerra dà vita - con Vespignani, Muccini, Zianna, Urbinati, Pinata e il poeta Elio Filippo Acrocca - all’esperienza del cosiddetto Gruppo di Portonaccio, illustrando con le sue opere (soldati, paesaggi urbani, rottami) la vita di periferia e la dura attualità degli anni postbellici. Nel 1945 pubblica dei disegni su alcune riviste romane ("Domenica", "Folla") e l’anno successivo tiene la prima personale presso la Galleria La Finestra di Roma.
Nel corso degli anni Cinquanta nuovi soggetti (pescatori, velieri, camion) vanno ad arricchire il suo repertorio, mentre diverse suggestioni (la pittura italiana del Quattrocento soprattutto) orientano la sua ricerca verso un’interpretazione dell’elemento narrativo in chiave di rapporti tonali e formali. Nel frattempo la sua attività espositiva si intensifica e sue opere sono presenti in tutte le edizioni della Rassegna delle arti figurative di Roma e Lazio, alla XXVII Biennale di Venezia (1954), alla VII e VIII Quadriennale d’arte di Roma (1955 e 1959).
Dalla fine degli anni Cinquanta la sua pittura evidenzia un interesse sempre maggiore verso gli effetti materici del colore, privilegiando, dagli anni Sessanta, il tema del rottame, del paesaggio roccioso e della natura morta, dove, nel sottolineare i valori formali e cromatici del modulo figurativo, quasi rasenta l’astrazione. Parallelamente all’attività pittorica coltiva; da sempre, le tecniche dell’acquaforte e della litografia. Nel 1988 allestisce un’antologica del suo lavoro nel Castello di Rocca Sinibalda.