Rocco Borella nasce da una famiglia numerosa, rimane orfano a soli 2 anni e la sua educazione è affidata ai Padri Benedettini del convento di San Giuliano al Boschetto. Nel 1938 si iscrive ai corsi serali dell’Accademia di Belle Arti di Genova.
Dal 1946 inizia la sua carriera di artista che lo vede protagonista alla prima mostra personale presso la Galleria Isola di Genova.
La docenza rappresenta un capitolo importante nella sua vita: dal 1958 insegna al Liceo Barabino, quindi nei primi anni sessanta all’Accademia Ligustica di Belle Arti ed alla scuola siderurgica dell’Italsider.
Nel corso della sua vita la notorietà lo condusse a partecipare ad importanti mostre nazionali e internazionali: Buenos Aires (1949), Biennale di San Paolo del Brasile (1951), Biennale di Venezia (1956), Quadriennale di Roma (1951, 1965, 1973), Parigi (1960, 1972, 1973, 1974), Francoforte (1962), New York (1964), Bruxelles (1970, 1977), Dusseldorf (1972), Colonia (1976), Berlino (1977), Varsavia (1979), Odessa (1979) ed in numerosissime gallerie d’arte italiane.
La sua attenzione è rivolta allo studio analitico dei colori accostati in “tassellature” semplici e ordinate, il rapporto luce-colore porta l’artista ad individuare gli elementi primi del fare pittorico, che Gian Paolo Barosso coniò, nel 1960, con il termine “cromema” considerato come l’equivalente del “fonema” e del “lessema” secondo una visione strutturalistica della comunicazione.
Negli anni settanta, la ricerca sui materiali e quella ottico-percettiva si sintetizzano nella realizzazione dei favolosi "Guard-Rail". La sperimentazione è in primo piano, il colore come materia cromatica tradizionale, ma anche i materiali colorati come i laminati plastici e nastri adesivi, diventano occasione di studio per individuare le diverse proprietà e la conseguente percezione delle differenti ed inaspettate tonalità cromatiche. Queste opere straordinarie, furono esposte alla X Quadriennale di Roma del 1972, e a Genova nel 1973, in una spettacolare mostra antologica realizzata dalla galleria la Polena, giungendo a sperimentazioni materiche, “optical”, oppure, come nelle grandi tele realizzate negli ultimi anni, a momenti di libertà espressiva, sia cromatica che compositiva.