Assimilato l’insegnamento della più alta tradizione pittorica europea, Rolando Monti nel 1948, attraverso una mostra presentata negli spazi della Galleria Giosi di Roma, fonda un nuovo gruppo di artisti di cui fanno parte Pirandello, Stradone, Gentili, Greco, Omiccioli, Purificato, Tamburi e Ziveri.
Gli artisti sono tra i primi a prendere posizione di fronte alle problematiche fondamentali della pittura italiana, considerando le esperienze postimpressioniste e il pittoricismo da esse derivato come una deviazione; reagiscono, dunque, addentrandosi nella ricerca di una chiarezza formale e coloristica non casuale e per questo il movimento fu detto “pittura tonale”.
Da tale momento hanno inizio per Monti le sperimentazioni che lo porteranno ad attribuire alla forma una funzione spaziale, senza restare schiava, come dice lo stesso Monti, di emblemi che si ripetono.
In questa direttiva artistica si inserisce l’opera In due, realizzata nel 1965, nella quale la forma è trascesa verso l’assoluto superamento di ogni descrizione letteraria o pittorica. I mezzi espressivi, il colore, la linea, la forma, sono ridotti ai minimi termini e nella loro esemplificazione sono tutti carichi di una forte espressività.
Le opere di questo periodo sono impostate sulla ritmica spaziale ed anche il colore diviene entità spaziale.
A questo proposito Argan afferma: ‘La misura, la proporzione, l’ordine, la costruzione esatta, la geometria sono valori che è troppo facile buttare come residui di un razionalismo scaduto. Monti non li recupera sul piano di una metafisica, che non interesserebbe più a nessuno, ma nell’esperienza psicologicamente concreta di ciò che si vede e si dà a vedere. Sconfessa la mitologia dei simboli razionali usandoli come segni di un pensiero pensato, di un ragionevole discorso visivo’ (Argan 1969, p.37).