Quest’opera di Elio Randazzo è entrata nella collezione dell’ENAPPS nel 1975, con la donazione delle opere d’arte appartenute all’lSA (Istituto di solidarietà artistica). Questa informazione, ricavata dai documenti conservati nell’archivio dell’Ente, permette di restringere la datazione del dipinto tra la fine degli anni Quaranta e i primi anni Cinquanta, periodo in cui venne a formarsi la raccolta dell’istituto fondato a Roma da Roberto Melli nel 1948. Anche dal punto di vista stilistico l’opera può certamente essere riferita a quel periodo.
Abbandonate le ricerche aeropittoriche degli esordi, alla fine degli anni Trenta Randazzo torna alla pittura figurativa. Le nature morte del 1938-’39 sono caratterizzate da una pennellata vibrante e vivacemente colorata, dai toni fortemente espressivi, che lo avvicinano al clima della Scuola romana e dell’allora nascente gruppo milanese di Corrente.
Nel dopoguerra, di ritorno dall’esperienza biennale in Argentina, Randazzo realizza una serie di nature morte, connotate dalla raffigurazione di oggetti ben distinti tra loro, ma che acquistano corpo e presenza volumetrica attraverso pennellate uniformi. Quest’opera, in particolare, svela la personale rielaborazione da parte di Randazzo della ricerca di Cézanne; l’opera si inscrive, inoltre, nel clima di revisione delle avanguardie storiche francesi, circostanza che accomuna alcuni artisti italiani nell’immediato dopoguerra.