I nuovi fermenti che muovono l’ambiente artistico siciliano alla fine degli anni Venti, ricordati da Forgione molti anni più tardi, non bastarono allora a saziare il desiderio dell’artista di uscire da una condizione che continuava a sentire periferica. Nel 1934 si trasferisce a Roma, dove la sua pittura abbandona ogni residuo tratto ottocentesco, per caricarsi di un colore e una materia che si stratificano sulle tele in dense pennellate.
Esplora nuove soluzioni stilistiche vicino al cubismo che ritroviamo nelle geometriche sfaccettature dei volti dei “Ciclisti” raffigurati sulla sinistra dell’opera, nell’uso dei colori antinaturalistici, ma le sfiora senza esserne del tutto persuaso, come mostra la più solida figura del ciclista sulla destra.