Protagonista dell’avanguardia milanese degli anni Cinquanta, nel 1951 aderisce allo Spazialismo, ideato da Lucio Fontana. Ed in quest’ambito, nascono le “Composizioni”, dove macchie di colore sono in espansione grazie al libero fluire sulla tela bagnata dall’olio e da smalti emulsionati con acqua. Una tecnica che ricorda quella della tachiste, tutta affidata al gioco “casuale” della materia, in cui si evoca uno spazio immaginario, sommerso, che sembra far emergere dal colore i recessi della psiche: macchie fluide, riflessi, gocciolature, scie luminose che assomigliano a quelle immagini che si imprimono sulle palpebre a occhi chiusi, dopo una lunga esposizione al sole.