Quando Turcato firma il manifesto di Forma 1, a favore di una poetica fondata sull’astrazione e sul formalismo, vi giunge con una maturità diversa dai suoi compagni di gruppo, più giovani di quindici anni. Dopo le sperimentazioni di gioventù, intorno al ’45-’46 dipinge opere con un linguaggio vicino al neocubismo ma – con la libertà e l’autonomia tipiche del suo temperamento – se ne avvale solo per la sintassi, utilizzando invece a suo modo il colore e le semplificazioni di Matisse.
In quest’opera, troviamo proprio quella concezione dell’immagine intesa come pura forma, teorizzata e proposta dal gruppo chiamato Forma1.
Estranee al rigore della geometria, le forme, strette e serrate (quasi a sostenere e a spingere le frecce bicolori in alto), sono dipinte con una campitura uniforme di tempera fluida, l’una accanto all’altra, o l’una a sostegno dell’altra, in un gioco ritmico d’alternanza cromatica, come fosse una tarsia di colori.