Questo disegno dei primi anni Cinquanta esemplifica l’idea dell’artista della scultura intesa come espressione di forma pura e assoluta priva di ogni intento narrativo e rappresentativo in linea con quanto espresso nella dichiarazione del manifesto Forma1 dove gli artisti si dichiarano formalisti e marxisti sottolineando con ciò di voler preservare uno spazio di autonomia all’arte pur condividendo un progetto politico, quello stesso che in quegli anni era condiviso dal realismo socialista. L’opera appare un gioco di incastri in cui le forme si spingono l’un l’altra con un andamento irregolare in cui il colore e il tratteggio creano una certa volumetria, lasciando vuoti quasi simmetrici. A partire dal 1952 l’artista esegue sculture frontali I Colloqui costruite sul dialogo tra due elementi contrapposti prive di un centro compositivo.