La tela Madonna in trono col Bambino tra i santi Antonio da Padova e Giustina è pervenuta alla collezione d’arte di proprietà dell’Inps in seguito alla donazione Pace Basso Zanin e la sua autografia è confermata dalla presenza della firma dell’artista Antonio Bellucci, seppur non perfettamente leggibile, posta in basso a sinistra.
In origine la pala era destinata all’altare dell’omonimo oratorio di Orsago, nel trevigiano, difatti il forte intimismo e la grazia che caratterizzano l’opera adempiono perfettamente alla funzione devozionale per cui il dipinto era stato concepito.
E’ evidente l’eco di derivazione emiliana e romana che si coglie nel classicismo accademico con cui sono rese le figure della Vergine e dei due santi, la cui eleganza stilizzata ricorda lo stile di un altro pittore veneziano contemporaneo al Bellucci, Gregorio Lazzarini (1655-1730), con cui lavorò per la realizzazione delle decorazioni nella chiesa di San Pietro di Castello, nell’ultimo decennio del Seicento.
Bellucci, figura di spicco nel panorama veneziano nella fase di passaggio dall’opulenta pittura barocca al decorativismo di gusto rococò, dedica la propria attenzione al disegno più che a al valore pittorico tradizionalmente proprio della scuola veneta; e nel contempo, attraverso l’adozione di un delicato cromatismo, riesce a smorzare l’artificiosità dei canoni accademici in favore di un forte e sincero intimismo che pervade l’intera opera.
Le stringenti somiglianze ravvisate tra le tele realizzate per il palazzo di Liechtenstein a Vienna e la pala veneziana hanno indotto a datare il dipinto Inps ai primi anni del Settecento, in coincidenza con il breve periodo di soggiorno in Italia dell’artista; ma favorevole ad una datazione posteriore è lo storico d’arte Magani (1995) sulla base di un confronto con la Presentazione della Vergine di Vienna (chiesa delle Salesiane), firmato e datato 1726, che persuade a ricondurre entrambe le tele alla tarda attività del pittore quando si ristabilì definitivamente in patria.