Antonio Bellucci nasce a Venezia nel 1654. Le fonti più antiche ricordano come egli abbia conosciuto la vocazione artistica solo intorno ai vent’anni, durante il servizio militare in Dalmazia, e di come, tornato poi a Venezia, si sia accostato alla pittura di Antonio Zanchi, allievo del dalmata Matteo Ponzone. Della sua produzione giovanile rimane traccia attraverso gli scritti di Antonio Maria Zanetti, che descrive i suoi primi lavori nelle chiese veneziane, delineandone lo stile raffinato e grazioso. La prima opera firmata è il Marte e Venere della collezione Steffanoni a Bergamo; in essa è forte il retaggio della tradizione veneziana, da Tiziano a Veronese a Zanchi. Nel 1691 il Bellucci esegue per la chiesa di S.Pietro di Castello il grande telero raffigurante Il Voto del Doge Nicolò Contarini al Beato Lorenzo Giustiniani, opera che lo afferma definitivamente nell’ambiente veneziano e che probabilmente gli apre la strada per il successivo viaggio a Vienna. Nel 1692, infatti, il Bellucci si trasferisce nella capitale austriaca, dove lavora ben presto alla decorazione del convento di Klosterneuburg, eseguendo quattro tele entro il 1695. In queste prime opere viennesi, quali San Pietro e Paolo, Santa Afra, Sant’Agostino, Sant’Anna e l’Educazione di Maria, la pittura veneziana del Bellucci si addolcisce e il disegno si allarga in una morbidezza di forme cara alla committenza viennese, appassionata dei classicisti emiliani Cagnacci, Cignani e Pasinelli. Fine collezionista di pittori bolognesi era, tra gli altri, J.A. Andreas von Liechtenstein che in questi anni commissionò al Bellucci le decorazioni del suo nuovo Palazzo d’Estate. Dopo un breve ritorno a Venezia, nel 1706 l’artista viene chiamato a Dusseldorf, presso la corte dell’elettore palatino J.Wilhelm, per il quale lavora nel castello di Pommersfelden. A seguito della morte di quest’ultimo, nel 1716 il Bellucci si trasferisce a Londra. Qui l’artista lavora nelle dimore di alcuni aristocratici locali, esperienza della quale rimane traccia nel soffitto riallestito in una delle sale del Victoria and Albert Museum, raffigurante l’Allegoria della Verità. Nella Now Great Witley Church, invece, sono riallestite le tele maggiori della chiesa parrocchiale di Great Witley in Worcestershire, raffiguranti l’Ascensione, la Deposizione dalla croce e l’Adorazione dei Pastori, eseguite dal Bellucci tra il 1718 e il 1720. Nel 1722 il pittore torna a Venezia, ritirandosi quindi a Soligo, dove termina, solo con l’aiuto del figlio, l’ultima opera da inviare a Vienna all’ex imperatrice Guglielmina Amalia, per l’altare maggiore della Chiesa delle Salesiane, nel 1726.