Con il dipinto le Nozze di Peleo e Teti Romanelli consacra la sua fama quale protagonista della scena artistica romana, che negli anni successivi avrebbe assunto una dimensione anche internazionale grazie a due soggiorni in Francia.
Il maestoso quadro, le cui misure attuali son 320 x 660 cm ma in origine superava i sette metri in larghezza, ha dimensioni simili al Bacco e Arianna di Guido Reni, commissionato all’artista sempre dal cardinale Francesco Barberini, nipote del papa Urbano VIII, con l’intento di farne dono a Carlo I Stuart, re d’Inghilterra, nell’ottica di ristabilire i rapporti diplomatici con la corte di Londra, ormai da decenni separata dalla Chiesa di Roma. Non è chiaro se l’intento del cardinale era quello di spedire a Londra, insieme alla tela di Reni, anche quella di Romanelli, ad ogni modo lo scoppio della rivoluzione inglese e la decapitazione del re d’Inghilterra mandarono in fumo questi progetti.
La tela illustra pienamente la maturità stilistica del trentenne pittore viterbese formatosi con Pietro da Cortona. Vi si ritrova per intero l’insegnamento del maestro, l’atmosfera teatrale tipica dell’arte barocca e insieme una sintesi della pittura classica di ascendenza emiliana, con alcuni brani di puro virtuosismo come la contrapposizione dei due personaggi di spalle in primo piano.
Le Nozze di Peleo e Teti, in origine parte della collezione d’arte Barberini di Sciarra domina oggi una delle sale di rappresentanza della sede centrale dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale nel quartiere romano dell’Eur.