Dopo una prima fase in cui Baccio Maria Bacci si dedica ad una ricerca pseudofuturista, l’artista ritorna alla piena figurazione realizzando dipinti che De Sanctis definisce “tutta cose”; ovvero le immagini rappresentate sono sostanzialmente ambienti e nature morte.
Nell’ambito di questo momento pittorico, grande importanza assumono proprio le nature morte che talvolta, per la presenza di oggetti evocativi, divengono un omaggio del pittore a personaggi emblematici, come nell’Omaggio ad Einstein del 1965.
A proposito della sua pittura lo stesso Bacci afferma in un suo scritto del 1966: “Io sono toscano e di ceppo umanista, cioè la mia commozione (o intuizione, ma è già un secondo stadio) non si rovescia senza freno sulla tela: si filtra, vorrei dire, attraverso il mio Io profondo, ma, almeno in nuce, cosciente. Il Futurismo, quello che facevo, era per me un ripensamento pratico del fenomeno artistico”.