Quinto Martini alterna l’utilizzo di materiali nobili, come il bronzo e il marmo, a materiali poveri, quali la terracotta e la pietra di fiume, per realizzare le sue ricerche verso una sintesi scultorea capace di presentare la naturale essenzialità delle cose.
Ma è soprattutto nel bronzo, come nella presente opera, che Martini riesce a raggiungere i maggiori risultati artistici, ottenuti sempre mediante una ricercata semplicità.
L’asse interpretativo dell’opera di Martini si sposta verso certi arcaismi della scultura etrusca, uniti alla sperimentazione dei linguaggi artistici novecenteschi, che lo pongono sullo stesso livello delle ricerche di Arturo Martini e Marino Marini.