Nell’opera, una delle più importanti della collezione Inps, è descritto un vasto scenario lacustre con rare architetture che emergono dalla vegetazione e piccole figure senza tempo che popolano la scena.
Il dipinto è stato attribuito da Milantoni e Safarik a Gaspard Dughet, uno dei principali protagonisti del paesaggio seicentesco ed allievo di Nicolas Poussin.
L’orientamento del maestro, teso ad una lettura ideale del paesaggio, spesso usato come teatro della storia e della mitologia, si riflette in Dughet che tuttavia si distingue per una maggiore spontaneità e sensibilità pittorica.
L’amore per la natura ed in particolare per la campagna laziale, meta prediletta di studio, si avverte nella scelta di rappresentare una natura incontaminata, in cui è forte l’attenzione agli effetti luministici e cromatici che ricordano le sperimentazioni di Claude Lorrain.
L’ariosità con cui è reso il cielo insieme al calibrato gioco di spazi rimandano invece, all’influenza poussiniana e ai sapienti equilibri compositivi del Domenichino.