Nicola Cantalamessa Papotti nasce ad Ascoli Piceno nel 1833. Si dedica ben presto allo studio del disegno, quindi si appassiona alla scultura, avviando la propria formazione presso lo studio dei fratelli Paci. Nel 1847 lascia Ascoli alla volta di Roma ed è accolto come discepolo dal Tenerani, con il quale studia e lavora per sei anni. A tale apprendistato Cantalamessa associa lezioni di nudo all’Accademia di San Luca definendo in senso chiaramente classico il proprio stile: un linguaggio libero e puro che mira al raggiungimento di bellezza e verità evitando tuttavia lo spiccato grecismo del Canova e del Thorvaldsen.
L’opera più importante del suo periodo giovanile è senza dubbio il gruppo marmoreo raffigurante Sant’Emidio che battezza San Polisia. L’imponente opera era stata commissionata da Federico II nel 1855 e il risultato è così gradito al re da onorare lo scultore con le insegne di Cavaliere dell’Ordine di Francesco I. A questa seguono altre importanti commissioni, tra cui i busti di Ferdinando II e Maria Sofia e soprattutto il bassorilievo voluto da Pio IX per la Chiesa dell’Immacolata Concezione, rappresentante il Sogno di San Giuseppe.
Al 1857 si data il primo dei sette viaggi che lo scultore realizza negli Stati Uniti. Lavora a Buffalo, Boston, Cleveland e Rochester realizzando per lo più monumenti funebri per importanti famiglie locali. Il più celebre è quello per la famiglia Erickson: ad esso appartiene la statua giacente del Pellegrino, il cui stile si allontana volutamente dal convenzionalismo accademico dei neoclassici, risultando una sapiente fusione tra classico e barocco.
Nella produzione americana dell’artista compaiono anche statue da ornamento e da galleria, nonché numerosi ritratti, genere quest’ultimo particolarmente amato e praticato dal Cantalamessa. Tra i più importanti busti, oltre a quello celebre del Presidente Garfield, si ricordano quelli dell’onorevole Chimirri e dei regnanti del Siam.
Nel 1876 Cantalamessa partecipa con successo all’Esposizione Internazionale di Filadelfia e nel ‘93 è inviato a quella di Chicago come commissario della sezione d’arte italiana.
Ristabilitosi a Roma si dedica per alcuni anni all’insegnamento e riceve la nomina di Accademico di Merito dalla Congregazione dei Virtuosi del Pantheon e dall’Accademia di San Luca.
Tra gli ultimi lavori spiccano i due gruppi colossali per il Palazzo della Banca d’Italia a Roma, la statua della Politica per l’ingresso del Museo del Risorgimento e soprattutto la Vittoria Alata per il monumento a Vittorio Emanuele. Quest’ultima costituisce l’opera conclusiva della lunga carriera del maestro, morto a 77 anni il 30 Agosto del 1910.