Compie i primi studi all’Istituto d’Arte di Perugia.
Nel 1954 sono le sue prime composizioni con immagini femminili ed uccelli legati in un rapporto di fantastica visionarietà.
Nel novembre del 1960 la Galleria del Cavallino di Venezia, ospita una personale dove rivelava già un deciso temperamento pittorico: ossessivo e visionario. C’era un’origine figurativa, mossa da espressività elementare: i toni caldi, dal rosso acceso al giallo, diventavano aggressivi con una carica affettiva intensa, che non escludeva l’ansia di segreti abbandoni.
Negli anni seguenti espone alla Biennale di Venezia, (1966, 1972 ,1986), alla Biennale d’Arte di Milano (1984, 1989, 1994) e alla Quadriennale di Roma (1986). Dal 1980 al 1983 dipinge opere sacre, affrontando i temi più significativi del mistero terreno e divino del Vangelo. Nel 1990 vince il Premio Sulmona e nel 1992 il Premio Suzzara. Nel 2000 la galleria Bambaia di Busto Arsizio ospita una personale con presentazione di E. Crispolti. Nel 2010 Vittorio Sgarbi lo invita, in occasione del 53° Festival dei Due Mondi di Spoleto, alla rassegna Mostre del Festival, a palazzo Pianciani, dove presenta una antologica con 20 dipinti.
Notari dipinge, rende in immagine la luce, quella luce che tutto avvolge e penetra, resiste non crea ombre ma tutto è visibile, dichiarato. Essa è funzione dell’immagine, diventa simbolo, è l’elemento che determina e crea lo spazio, non esiste più la distanza, ogni elemento entra in contatto in una dimensione spirituale.
Una pittura visionaria, che nasce da una contemplazione mistica del mondo; non si tratta di arte religiosa, ma il tentativo di fondare uno spazio mistico privo di accadimenti naturali, privo di ombre e di chiaroscuri, ma tutto esposto alla luce, uno spazio irreale popolato di immagini emblematiche, ossessive e visionarie svincolate da ogni rappresentazione formale naturalistica o realistica.