Michele Cascella nasce nel 1892 in provincia di Chieti. Come il fratello Tommaso, si avvicina presto alla pittura tramite il padre, pittore, decoratore e direttore di un laboratorio cromolitografico. Michele in particolare si dedica alla tecnica del pastello e realizza i primi lavori dal vero, privilegiando la forza evocativa del colore.
Dopo l’esordio avvenuto, insieme al fratello, presso la Famiglia Artistica di Milano nel 1907, espone al Salon d’Automne di Parigi (1909) e presso il Teatro Nazionale di Roma (1911). In questi primi anni di attività collabora con il padre alla realizzazione di illustrazioni per l’editore Vallardi e per la rivista pescarese La Grande Illustrazione. Richiamato alle armi per la Prima Guerra Mondiale lascia memoria dell’esperienza bellica in numerose opere, alcune delle quali sono oggi conservate al Museo del Risorgimento e nelle Raccolte Storiche di Milano.
Conclusasi la prima guerra mondiale si trasferisce prima a Roma dove allestisce una personale presso la Galleria di Via Condotti, quindi a Rapino dove insieme al padre e al fratello apre un laboratorio di ceramica artistica, e infine a Milano. In questi anni, oltre al pastello e alla grafica, si dedica all’olio, prediligendo paesaggi e nature morte, specie quelle a carattere floreale. Lo stile di Cascella comincia a questo punto ad assestarsi verso una direzione che rimarrà pressoché costante, basata essenzialmente sull’uso di una gamma cromatica vivace e su una lettura in chiave fiabesca della realtà, estranea a movimenti o scuole. Nel 1924 espone per la prima volta alla Biennale di Venezia, manifestazione a cui parteciperà costantemente nel corso della sua carriera, ottenendo nel 1942 anche una sala personale. Al 1925 si data invece la personale alla Galleria Pesaro di Milano, recensita con entusiasmo da Carlo Carrà.  Nel 1934 Cascella compie un viaggio itinerante nell’Italia meridionale su commissione della principessa di Piemonte, realizzando un ciclo di venti opere ispirate ai luoghi visitati e nel 1937, vince la medaglia d’oro alla Exposition Universelle di Parigi.
Seppur saltuariamente torna a dedicarsi all’arte decorativa: esegue una serie di ceramiche per la Manifattura di Doccia (1936) e collabora con il padre ed il fratello ai cartoni di un grande mosaico per la stazione marittima di Messina. In questo periodo della sua carriera rientra inoltre la scenografia: nel 1938 esordisce alla Scala, dove nel ’43 realizza gli apparati scenici della Carmen di Bizet.
Dal primo dopoguerra sino agli ultimi anni della sua vita (muore a Milano nel 1989) la sua attività espositiva risulta molto intensa: partecipa alle più celebri rassegne nazionali e prende parte a diverse collettive. Numerose inoltre, sono le personali che allestisce sia in Italia che all’estero.