L’incisore Wilhelm Friedrich Gmelin è autore tanto di opere di invenzione quanto di traduzione, prediligendo soprattutto scorci della campagna romana e riproducendo dipinti dei principali paesaggisti seicenteschi, come Gaspard Dughet, Nicolas Poussin e Claude Lorrain.
Le incisioni di invenzione di Gmelin sono realizzate sulla base di schizzi eseguiti all’aria aperta, come sottolineato dall’iscrizione in basso a destra “ad. nat. fec.”, ovvero fece dal vero, in seguito ritoccati in studio secondo le regole del paesaggio classico seicentesco.
Gmelin scelse più volte Tivoli nelle sue rappresentazioni, raffigurando già nel 1792, 1807 e nel 1808, le cascate da cui si gettano le acque del fiume Aniene, al di sotto della Villa Gregoriana.
In questa opera dove è raffigurata la Grotta del Nettuno a Tivoli, l’artista presta un’attenzione particolare alla costruzione del paesaggio: sceglie una struttura verticale per seguire il corso del possente getto della cascata, cui si contrappone sulla destra una parete di rocce ricoperte da una fitta vegetazione minuziosamente descritta.
Le uniche due figure umane che animano il paesaggio, sedute su un masso ai piedi della cascata quasi scompaiono davanti alla maestosità dell’intero scenario naturale, completato in alto dal tempio circolare di Vesta risalente al I secolo a. C.