Se pensiamo alla sua “full-immersion” romana nel dopoguerra, potremmo considerare che nell’arte contano gli studi e i discepolati accademici, ma ancora di più conta il sangue, contano le passioni, conta la famiglia. Nino Gasparri ebbe la fortuna di avere come compagne dell’infanzia l’arte e la musica. Alle nature morte Gasparri si accosta giovanissimo e individua già una propria via e una personale formula espressiva. Successivamente, nelle altre nature morte dipinte fra gli anni cinquanta e sessanta, si sovrappongono all’impianto emiliano i registri cromatici del nuovo realismo romano, con riprese di Cezanne: gli oggetti, come le figure, sono parte di quella densità biografica che è lo specifico del mondo e del modo del dipingere per Gasparri.