Compagno di liceo di Dorazio, Perilli e Guerrini, Manisco vive con loro il clima fervido del dopoguerra animato dal dibattito culturale sull’arte, allora stretta al bivio tra realismo e astrattismo. Via Margutta, con l’Art Club di Prampolini e lo studio di Guttuso, Consagra e Turcato, diviene il luogo di ritrovo dei giovani artisti, che di lì a breve daranno vita al Gruppo Forma 1, nel marzo del ’47. Proclamandosi “marxisti e formalisti insieme”, proponevano una poetica che si poneva in contrapposizione con la cultura dominante, idealistica e in contrasto netto con le direttive del Partito Comunista.
Dopo i suoi soggiorni a Parigi e Amsterdam, Manisco elabora un linguaggio basato sui rapporti tra figure geometriche e forme pure, dipinte con campiture di colore piatto e omogeneo, in uno spazio rigorosamente bidimensionale. Caratteristiche che si incontrano in questo dipinto del ’47, costruito sulla sovrapposizione e sullo slittamento dei piani. Le sagome dal profilo geometrico, colorate e sovrapposte, quasi fossero ritagli di un collage lasciati casualmente sul piano di lavoro, sembrano subire una lieve rotazione, accentuata dall’alternanza cromatica delle campiture nel gioco delle intersezioni. Sul fondo un motivo decorativo floreale allude a una carta da parati evocando le “Nature morte” dipinte da Severini nel 1918. L’opera entra nella collezione dell’Ente nell’agosto del 1952.