In un viaggio a Parigi nel ’47 rimane folgorato dalla pittura di Prampolini, dal suo uso del colore e dal rigore delle sue composizioni che “facevano cantare tutti insieme i colori vivi e dissonanti”. Reduce dall’incontro con Magnelli, Dorazio dipinge quest’opera, dove la pittura si esprime con colori limpidi e accesi, chiusi in forme geometriche che ricordano le armonie delle composizioni di Balla. I profili di colore contrastante si spezzano e si ricompongono in un gioco alternato, accentuando l’intreccio delle forme e creando dei ritmi di luce che danno forza alla composizione. Il colore, steso in campiture apparentemente uniformi, subisce delle variazioni di luce, esaltando la vibrazione cromatica.