Nato a Maniago nel 1910, all’età di dieci anni si trasferisce con la famiglia a Pordenone. Il padre muore suicida per gravi dissesti finanziari e l’artista quindicenne, per seguire la propria vocazione, diventa garzone presso un decoratore. Più tardi il direttore della banca presso la quale lavora come fattorino, scoperta la sua passione per la pittura, gli fa seguire delle lezioni di disegno di Gino Rossi, pittore espressionista. Nel 1930 partecipa quindi ai corsi di pittura di Virgilio Guidi all’Accademia di Venezia e nel 1933 espone alla mostra Cinque giovani artisti presso la Galleria Il Milione di Milano. Trasferitosi a Roma, indirizza la sua ricerca in ambito espressionista e, nonostante i contatti con la Scuola Romana e la conoscenza del gruppo dei Sei di Torino, si rivolge allo studio della realtà. Ritornato a Venezia tra il ’42 e il ‘43, diventa uno dei promotori della Nuova Secessione, poi Fronte Nuovo delle Arti. Suonatori Ambulanti del 1946 è il primo dipinto non figurativo dell’artista, che vi dichiara la volontà di un cambiamento formale. Oltre al cubismo Pizzinato si avvale degli esiti futuristi: è in Majakowskji che vede incarnate le esigenze di rinnovamento sociale. Presente alla XXIV Biennale di Venezia, partecipa a diverse edizioni successive (1952, 1956, 1966) e presto ottiene successo anche a New York e Parigi. Con Bracciante ucciso del 1949 conclude il Fronte Nuovo delle Arti, ritorna alla figurazione e si fa promotore insieme a Guttuso del Nuovo Realismo. Fra il ’53 e il ’56 esegue il ciclo di affreschi nella Sala del Consiglio dell’amministrazione provinciale di Parma, uno dei più importanti esempi di Neorealismo. Nel corso degli anni ’60 abbandona quindi l’ideologia del realismo socialista e inizia la fase neonaturalistica, cominciando a dipingere gli alberi del suo giardino. Nel 1967 l’Associazione artisti di Mosca, allestisce una sua mostra itinerante con 180 opere, che passa dalla Galleria Kusnjezti Most di Mosca all’Ermitage di Leningrado e poi Berlino e Dresda. Negli anni ’70 ritornano i dipinti d’impegno civile (Libertad para Chile e Festa popolare), dove l’introduzione dei simboli del partito è un puro pretesto pittorico. Nell’ultimo periodo l’artista recupera quindi l’esperienza realista, attraverso un moderato ordinamento delle forme.
Pizzinato muore a Venezia nel 2004, dopo aver allestito numerose personali nelle più importanti gallerie italiane.