Nasce a Bologna da una modesta famiglia trasferitasi da Carpi verso la fine dell’Ottocento. Nel 1924 si diploma come professore di disegno architettonico. In quegli anni si cimenta per la prima volta con la tecnica dell’affresco e nello studio di Montagni esegue anche alcune sculture. La formazione bolognese lo mette a contatto con il clima postimpressionista che condiziona le scelte culturali di quella città e le sue prime opere risentono di un realismo di matrice tardo ottocentesca. Pochi anni dopo si trasferisce a Venezia per insegnare presso l’Accademia di Belle Arti. Nel 1933 partecipa alla mostra “Italienische Kunst” di Vienna, organizzata in collaborazione con la Biennale di Venezia. In estate partecipa alla I mostra del Sindacato nazionale delle Belle Arti. A questo periodo risalgono le prime esperienze dei “muri”, che traggono ispirazione dalle memorie della grande pittura toscana, di quella veneziana e bolognese, in particolare di San Vitale a Ravenna. Nel 1935 dopo una visita a Pompei approfondisce la tecnica dell’affresco, della pittura murale, dell’affresco a strappo, e dell’affresco da cavalletto. Accostatosi al movimento novecentista e in particolare a Morandi, le sue opere raggiungono una semplificazione formale e sono percorse da suggestioni chiariste. Una peculiarità di Saetti, è quella di variare e trasformare via via il timbro dei colori. Nel 1939 partecipa alla III Quadriennale di Roma con una sala personale. La Commissione giudicatrice gli assegna all’unanimità il primo premio per la pittura. Il secondo classificato è Giorgio Morandi. Le 25 opere ad olio e ad affresco esposte da Saetti ottengono un grande successo e diversi articoli critici. Nello stesso anno gli viene assegnata la cattedra di pittura presso la Reale Accademia di Belle Arti di Venezia. Al 1944 risale la sua prima mostra personale, presso la Galleria del Cavallino a Venezia con 15 opere ad olio e 10 opere grafiche.
Il suo interesse per l’arte sacra è costante e viene confermato anche dalla sua partecipazione a diverse rassegne d’arte sacra. Da credente, egli tratta con molta scioltezza le tematiche religiose.
Dal 1950 al 1956 è nominato Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Venezia. Nella Biennale veneziana del ’52, ottiene una sala personale e vince il primo premio. In questi anni le sue opere, nelle quali mantiene sempre una propria fisionomia, sono influenzate dai movimenti internazionali di matrice cubista: pur restando un pittore figurativo, l’astrattismo geometrizza la sua maniera, senza tuttavia nascondere la riconoscibilità naturalistica delle immagini. I colori usati restano intensi e brillanti. Il sole e la luna rimangono i simboli iconografici più usati dall’artista.
Enorme successo avrà inoltre, alla I mostra personale tenuta a Madrid, confermato dai maggiori giornali spagnoli. E’ invitato dal governo giapponese a tenere una mostra a Tokyo ed Osaka nel 1967, e dall’ Università di Tokyo a tenere alcune conferenze sulla tecnica dell’affresco. Sul medesimo argomento tornerà a fare dei corsi nel ’70, mentre aumenta l’attività espositiva in Italia e all’estero. La Galleria Comunale d’Arte Moderna di Bologna e l’Ente Bolognese Manifestazioni Artistiche allestiscono una grande mostra antologica dedicata a Saetti, in cui sono esposte circa 200 opere che includono quelle degli anni Venti (del periodo bolognese), gli affreschi degli anni Trenta, le opere del dopoguerra, fino ad arrivare alle “nature morte”, ai “soli”, e ai “muri” degli anni Sessanta-Settanta. La stampa sottolinea l’interesse dell’iniziativa a livello nazionale. Nel 1981 s’inaugura la mostra antologica a Palazzo Strozzi di Firenze, organizzata dal comune.
Si dedica anche alla poesia e viene coinvolto di frequente in grandiose opere pubbliche. Una delle opere più impegnative del dopoguerra è il mosaico creato nel 1963 per la chiesa realizzata da Michelucci sull’Autostrada del Sole.