Nato a Graniti (Messina) nel 1913, inizia a disegnare e a scolpire fin da giovanissimo. Dopo aver frequentato l’Accademia di Belle Arti di Perugia, si stabilisce a Roma nel 1939, dove insegna scultura all’Accademia di Belle Arti fino al 1982. Lasciata la Sicilia, Mazzullo porta con sé le immagini della sua terra, della civiltà contadina “colta con struggimento”, immagini che trasferisce nelle sue prime opere presentate alla Quadriennale d’Arte di Roma, alla Biennale di Venezia e alla Biennale internazionale della scultura di Carrara. Nei primi anni Quaranta vince il concorso per l’esecuzione insieme a Mirko, Ruggeri, Aliventi, dei quattro bassorilievi esterni per i palazzi dell’Inps all’E-42. Nel 1959 gli viene dedicata una sala personale alla Quadriennale di Roma, lo stesso avverrà nel 1966 alla XXXIII Biennale di Venezia. Già in questi anni, la qualità dell’opera di Mazzullo era riconosciuta dalla critica d’arte, da letterati e da scrittori. La sua era un’arte tesa al realismo, senza retorica e protesa a ricercare l’espressività dei materiali impiegati. Dalla scuola ideale di Rodin e di Arturo Martini approda ad “un realismo ricco di contenuti interiori”, un realismo che conserva una matrice arcaica “per cui certe sue sculture sembrano reperti di lontane civiltà”.
Nel dopoguerra prende parte attiva alle battaglie politiche oltre a quelle culturali, frequentando artisti e intellettuali che auspicano ad un rinnovamento della cultura italiana. Nel corso degli anni, la sua scultura raggiunge un’autonomia sempre più evidente e “una forte carica sintetica”, in particolare nelle sculture di bronzo, materiale che in questi anni sostituisce la pietra nelle opere dell’artista. Dal 1958 infatti, diventa il materiale più adatto alle sue esigenze, che nonostante la difficile lavorazione, permette di raggiungere risultati di grande efficacia espressiva. Ottiene molti riconoscimenti anche a livello internazionale, egli infatti espone in una mostra antologica al Musèe Rodin di Parigi (1970), ad Amburgo, Colonia, al Cairo (1972) e a Belgrado (1977).
Della vasta produzione di Mazzullo fanno parte anche un considerevole numero di disegni realizzati già all’età di 13 anni. Nei nudi in particolare, si rivela la grande abilità plastica e la grande attenzione per i volumi che avrebbe destinato alla scultura. Gli oltre 500 disegni -rimasti nella casa paterna- a matita e qualche volta a inchiostro di china, ritraggono anche la gente del suo tempo con un’ispirazione verghiana. Nel 1980 si cimenta con le tempere, dove con audacia, ritorna alle forme della bellezza classica, accostandosi a quella arcaicità che costituisce la nota dominante di diverse sue opere, compiendo, in questo modo, un’operazione anticlassica. Anche nella solidità dei corpi, nel gioco delle masse e nella costruzione della figura delle tempere si rintraccia la mano dello scultore.
Il Comune di Taormina istituisce nel 1981 la Fondazione G. Mazzullo, nel Palazzo Duchi di Santo Stefano, una raccolta contenente un nucleo significativo delle opere dello scultore.