Antonio Visentini nasce a Venezia nel 1668 e studia presso il concittadino Giovanni Antonio Pellegrini. Come evidenziato nelle aggiunte dell’Abecedario Pittorico di Orlandi, la sua carriera ha avvio come pittore di storia e di figura per poi divenire pittore prospettico, disegnatore, incisore e architetto. Nel corpus dell’artista si annoverano pertanto produzioni pittoriche, acqueforti, illustrazioni librarie, realizzazioni architettoniche e saggi teorici. Per quanto riguarda il campo dell’incisione, nel 1726 viene pubblicato il volume Iconografia della Ducal Basilica dell’Evangelista S. Marco, con tavole di Visentini incise da Vincenzo Mariotti. Segue la sua opera più celebre: la serie di acqueforti dedicate a Venezia ed eseguite per Joseph Smith, intraprendente collezionista inglese e futuro console britannico della Serenissima. Le quattordici acqueforti, derivate dalle vedute di Venezia che lo stesso Smith aveva commissionato a Canaletto, sono pubblicate nel 1735 con il titolo Prospectus Magni Canalis e riedite nel 1742, ampiamente modificate, arricchite e raccolte in tre volumi, come Urbis Venetiarum Prospectus Celebriores. Una sorta di appendice conclusiva della serie è costituita dalle quattro acqueforti con le vedute di Piazza San Marco, realizzate da Visentini negli anni ’40 contestualmente alla Raccolta di vari schizzi de ornati di celebre autore e la curiosa serie di 52 carte da gioco con scenette di storia sacra e civile. Caratteristiche delle sue incisioni sono la nitidezza segnica, la limpidezza della descrizione e l’avvolgente ariosità.
Questo periodo è inoltre fecondo nel campo dell’illustrazione libraria. Le numerose vignette e i ricchi finalini del Visentini mostrano eccezionali qualità inventive e una notevole delicatezza decorativa. Commissione di prestigio è, in questo settore, l’illustrazione dell’Istoria d’Italia di Francesco Guicciardini, riedita in due volumi nel 1735.
Pubblicato un primo libro di architettura nel 1733, nei decenni successivi l’interesse di Visentini per la teoria e la pratica architettonica si fa più profondo. La sua posizione, dichiaratamente ostile alle stravaganze del Barocco, è caratterizzata da un’incondizionata ammirazione per Palladio e la classicità. Tali teorie emergono chiaramente in tutti i suoi trattati e in particolare in Osservazioni di Antonio Visentini (…) al Trattato di Teofilo Gallaccini sopra gli errori degli Architetti. Per quanto riguarda l’applicazione pratica, si annoverano tra le sue realizzazioni un blocco di case per la famiglia Michiel, Palazzo Giusti e Palazzo Balbi.
Nel corso della sua carriera non mancano infine interessanti opere pittoriche, quali il ciclo di vedute per Palazzo Contarini, la decorazione interna della chiesa del Redentore e il ciclo di undici sovrapporte realizzato con lo Zuccarelli per conto di Smith. Dopo la morte di quest’ultimo, suo protettore e amico, la situazione finanziaria dell’artista si fa critica. Visentini muore infatti nel 1782 “in povertà di stato”, per usare le parole del Moschini.