Piranesi nasce nel 1720 in provincia di Mestre. Influenzato dallo zio, Matteo Lucchesi, ingegnere, architetto e autore di un’operetta di interesse archeologico, studia presso l’architetto Scalfurotto e l’incisore Carlo Zucchi ai cui insegnamenti associa la lettura di Vitruvio e Palladio. Si ritiene inoltre che abbia preso lezioni dallo scenografo Ferdinando Bibiena, ma più probabilmente ne studia il manuale di Architettura Civile. Nel 1740 si trasferisce a Roma come disegnatore al seguito dell’ambasciatore veneziano Francesco Venier. Qui, impressionato delle cosiddette “parlanti ruine”, si dedica all’archeologia e all’affinamento dei propri mezzi tecnici, frequentando lo studio dell’incisore Giuseppe Vasi. Durante il suo primo ritorno a Venezia, tre anni dopo, ha luogo il significativo incontro con le opere del Tiepolo e probabilmente la frequentazione della sua bottega. Stanziatosi nuovamente a Roma, mette da parte gli studi architettonici per dedicarsi all’incisione, la cui diffusione è decisamente favorita in quegli anni dalla presenza dei primi turisti. Comincia impegnandosi con altri artisti in una serie di piccole vedute di Roma, pubblicate poi in Varie Vedute di Roma Antica e Moderna. Il suo primo lavoro indipendente, Prima parte di Architettura e Prospettive, è pubblicato nel 1743 da Bauchard, con il quale Piranesi collaborerà a lungo, ed è costituito da 12 vedute della città realizzate a bulino e acquaforte. L’opera, ripresentata probabilmente nel ’45 con rielaborazioni e aggiunte di stampa, è riunita nel ’50 con i Grotteschi, i Capricci di rovine e Le Carceri nelle Opere Varie. Al 1748 si datano invece i quattro volumi de Antichità Romane de’ tempi della Repubblica e dei primi imperatori, esito di anni dedicati allo studio e alla misurazione degli edifici antichi. La raccolta, il cui scopo è magnificare la grandiosità dell’architettura romana, spesso attraverso la grandiosità e l’isolamento degli elementi architettonici ed il consueto rapporto fuori scala tra personaggi ed architetture, ha un notevole successo: poco dopo la pubblicazione Piranesi è eletto membro della Society of Antiquaries di Londra, riconoscimento a cui si aggiungerà nel 1767 la carica di cavaliere dello Speron d’Oro. Nel 1761 è pubblicata la seconda edizione delle Carceri d’invenzione, immagini di architetture fantastiche, caratterizzate da enormi sotterranei a volta, scale e possenti macchinari che influenzeranno notevolmente Romanticismo e Surrealismo. Questa seconda edizione risulta arricchita di due tavole, per un totale di sedici, e notevolmente rielaborata, scurita e drammatizzata. La produzione piranesiana, sempre tendente all’iperbole, si caratterizza infatti per una netta differenza stilistica tra le opere giovanili, dominate da un’ariosa luminosità d’impianto, e le complesse, scure e drammatiche opere della maturità. Nello stesso anno è data alle stampe la serie di incisioni Della Magnificienza ed Architettura de’ Romani. La raccolta, con cui Piranesi celebra le opere ingegneristiche degli antichi, è soprattutto celebre per il discorso introduttivo con il quale l’incisore intende dimostrare l’origine etrusca dell’arte romana nonché l’infondatezza della teoria della superiorità dell’arte greca. Nonostante l’incarico ricevuto da Clemente XIII per il restauro dell’abside e del coro della Basilica di San Giovanni in Laterano, rimasto solo allo stadio di progetto, la ristrutturazione della chiesa di Santa Maria del Priorato sull’Aventino, commissionatagli dal card. Rezzonico, resta la sua unica realizzazione architettonica, contestuale alla sistemazione dell’attigua piazzetta dei Cavalieri di Malta. La sua produzione grafica invece si arricchisce di anno in anno sia di notevoli raccolte che di incisioni a foglio unico. Nel 1764 termina inoltre quello che è sicuramente il suo scritto teorico più importante: Parere sull’architettura, con una prefazione ad un nuovo trattato della introduzione e del progresso delle belle arti in Europa ne’ tempi antichi. Morto nel 1778 a Roma dopo una lunga malattia, viene sepolto com’era usanza fare, nella chiesa di Santa Maria del Priorato da lui stesso progettata.
Celebre e significativo per i successivi sviluppi artistici è il cosiddetto “rovinismo piranesiano”: le colossali rovine, rese dal Piranesi quasi come fossero un’appendice della natura, esprimono infatti la nostalgia per un passato ideale e grandioso, sentimento che anticipa in tal senso la poetica romantica