Scenografo dei maggiori teatri romani e artista celebre per i soggetti orientali ispirati ai suoi viaggi, Cesare Biseo a partire dalla fine dell’Ottocento torna alla veduta e alla pittura di paesaggio.
Gli scenari ricchi di rovine della campagna romana sono interpretati come luoghi della memoria, evocando la grandezza di una Roma classica inevitabilmente perduta.
Rientrano in questo filone celebrativo del passato le vedute dei monumenti di Roma antica commissionate a Biseo dalla Regia Calcografia, che dopo il 1870 raccolse l’eredità dell’antica Calcografia Camerale.
L’incisore ritrae qui le rovine della casa di Settimio Severo, costruita dall’imperatore tra la fine del II e l’inizio del III secolo d.C. ampliando la struttura della precedente Domus Augustea.
Biseo si fa qui interprete di un’ innovativa forma espressiva che rimanda indubbiamente al maestro Piranesi ma al contempo ritrae i luoghi in una chiave poetica e romantica, lontana dalla tradizione del vedutismo romano del Settecento e del primo Ottocento.
Gli archi e i resti dei muri sono ricoperti da una rigogliosa vegetazione che, volta a celebrare la perduta grandezza della Roma classica, stimola un sentimento di decadenza e di abbandono. La luce che penetra dalle volte diroccate nella parte sinistra della composizione si contrappone ai toni scuri degli alti muri traboccanti di erbacce e sterpaglie, mentre una statua dell’imperatore si innalza enigmatica al di sopra delle rovine. Della presente incisione è conservato, presso la Regia Calcografia di Stato, anche il disegno preparatorio commissionato e realizzato da Biseo nel 1898.