Nata a Gubbio il 22 marzo del 1927, frequenta a Urbino la facoltà di Filosofia, ma la sua attitudine naturale, la porta da sempre a dedicarsi alla pittura. Successivamente, in seguito ad un breve apprendistato nella fabbrica di maioliche a Gualdo Tadino, sperimenta il campo della scultura. E’ così che la ceramica diventa per l’artista un mezzo espressivo che consente molteplici sperimentazioni, fuori dai canoni tradizionali. Trasferitasi a Roma alla fine degli anni Cinquanta, inizia a insegnare ceramica e scultura al Centro di Educazione Artistica del Provveditorato agli studi di Roma. Studia e sperimenta tecniche ceramiche nuove, nella scuola laboratorio di via Bixio. Ettorre, tecnico dell’Istituto d’Arte di Roma, sarà una guida utile per le composizioni di smalti e rivestimenti. Trovatasi in un fervido clima culturale, entra a contatto con gli artisti di orientamento astratto-informale come Parisi, Lazzari, Guerrini e Carlucci.
Nel 1958 espone una serie di lavori (forme aperte o chiuse), in cui la problematica della funzionalità si combinava con la preziosità degli smalti. Dal 1961 al 1965, abbandonata la terza dimensione, lavora sul tema dei “Fogli”, lamine di terracotta, spesso di grandi dimensioni, di tre quattro millimetri, variamente trattate e dense di valori materico-gestuali. La Guidi passa così dall’esperienza plastica tridimensionale, ad un residuo figurativo geometrizzato. Il “Foglio” rappresenta il momento in cui l’artista inizia una vera e propria interrogazione sul mezzo ceramico, sulle sue possibilità di poter divenire mezzo linguistico- espressivo. Nel 1965-66 ritorna alla terza dimensione con le forme come i cubi e i parallelepipedi tagliati all’interno: considerati i suoi primi moduli, anche se i tagli e la sottrazione della materia alla massa plastica sono più di natura espressiva che programmata; il rivestimento ceramico, tende verso una purezza controllata.
“Tra il 1966-67 ha inizio l’esperienza modulare vera e propria: una forma geometrica, ripetuta in più unità di base, organizzata sintatticamente acquista una sua autonomia. Nel rivestimento prevale il blu-copiativo. L’esperienza modulare -diventata il tema dominante- viene elaborata in diversi modi.”
Nel 1973-74 ripropone la terracotta senza rivestimento ma rielaborata con impasti colorati e ossidi metallici. Nella mostra antologica a Gubbio (1976) Quindici anni di ricerca in ceramica, curata da Crispolti, propone le Tavole di campionatura che mettono in evidenza il risultato delle ricerche di questi anni: l’uso di materiali colorati le ha consentito di recuperare nella scultura “virtualità cromatiche inusitate” (E. Crispolti). Negli anni Ottanta s’intensifica l’attività espositiva: L’informale in Italia (Bologna 1981), Scultura e ceramica nell’arte italiana del XX secolo (Bologna 1985), Maestri della Ceramica (Faenza 1986). All’estero espone invece a Praga, Ankara, Auxerre e Madrid e nel 1992 è presente anche in Giappone.