Tra gli artisti che hanno meglio interpretato la grande lezione del Futurismo un posto importante occupa Wladimiro Tulli, che al movimento aderisce giovanissimo. Interessatosi al cinema, si avvicina al Gruppo Futurista «Umberto Boccioni» di Macerata che oltre alla pittura, alla musica ed alla scultura, comprendeva anche la sezione Futurcine. Nell’intensa attività del gruppo in tutti i settori della cultura, Tulli riesce a capire la sua vera vocazione artistica e inizia la sua attività seguendo Bruno Tano che lo indirizza verso una aeropittura futurista meno conformista, priva di riferimenti naturalistici, più aperta alla fantasia e all’invenzione di nuove forme, al di fuori di ogni retorica. Nel 1939 collabora con lo scultore Umberto Peschi, cimentandosi nel collage, nella scultura in creta e in legno. In questa occasione conosce Marinetti, mentre a Roma, stringe con Enrico Prampolini una profonda amicizia. Con il gruppo «Umberto Boccioni» partecipa alla mostra futurista nel 1940 e nel 1942 alla Mostra nazionale di fotoplastici, entrambe a Macerata, nel Teatro Lauro Rossi. In seguito alla morte di Bruno Tano, Tulli diventa l’animatore del gruppo che intanto verrà rinominato «Gruppo Futurista Boccioni-Tano». In questi anni nei suoi dipinti iniziano ad emergere elementi surreali ed astratti, con rimandi alle forme di Osvaldo Licini, suo grande estimatore. Attraverso Prampolini conosce, inoltre, i fratelli Bragaglia e con loro instaura una lunga relazione. Partecipa alla mostra del Sindacato interprovinciale delle Marche nella Civica biblioteca di Macerata, dove espone due bassorilievi molto apprezzati dal poeta Mario Coltorti.
Stabilitosi a Roma con uno studio in via Garibaldi 14, viene invitato nel 1943 alla IV Quadriennale d’Arte, dove espone l’Aeroritratto n. 2, un bassorilievo in alluminio e rame fuso. Incontra Bruno Munari, Mauro Reggiani, Mario Radice, Manlio Rho e Luigi Veronesi. In questi anni partecipa alla resistenza e alla guerra di liberazione: centinaia di schizzi, disegni, acquerelli, testimoniano la crudeltà della guerra oltre ad illustrare i compagni di lotta, gli amici, testimonianze commoventi di una sofferenza vissuta in prima persona. Dal 1945 al 1950 l’artista si concentra nella ricerca figurativa, nella quale Matisse ha un ruolo chiave, ricerca che lo porterà a superare l’accesa polemica tra figurativi e non figurativi e a sperimentare in una maniera personale l’astrazione caratterizzata da una libertà espressiva, dall’invenzione cromatica e dall’interesse materico. In questo periodo, fino ai primi anni Cinquanta, stabilisce contatti e rapporti con gli esponenti più importanti dei principali movimenti astratti, concreti, spaziali e informali italiani ed europei, fra cui il MAC di Milano, il Gruppo A di Pesaro, L’Age d’or e Forma 1 di Roma, l’astrattismo fiorentino, l’Art Club international e il gruppo Origine di Roma. Nel 1947 conosce Dorazio, Conte, Perilli, Cagli e in particolare Alberto Burri, con il quale stringe una profonda amicizia. Negli anni cinquanta si dedica anche alla ceramica, materia nella quale porta gli esiti delle proprie ricerche plastiche e pittoriche.
Entra a far parte del Gruppo Numero di Firenze, che segue in tutte le sue manifestazioni, e del Gruppo Éclat di Parigi, dove espone diverse volte nella Galerie L’Antipoete. Incontra spesso Max Ernst ed entrato in contatto con il Kunst Kabinet Klihm, partecipa a importanti rassegne d’arte e allestisce personali a Monaco e Ingolstadt. Insieme ad altri artisti fonda nel 1962 il gruppo Levante di Macerata.
L’arte di Tulli sarà percorsa da nuovi sviluppi stilistici negli anni Settanta, le sue opere si arricchiscono infatti di nuovi materiali (Materassi 1972). In questo periodo sperimenta anche la decorazione, in particolare, la plastica murale e i graffiti. Esegue anche illustrazioni per libri e progetti di scenografie teatrali.
Il viaggio negli Stati Uniti alla fine degli anni Settanta che lo porta a conoscere da vicino l’arte americana dopo la Pop Art, accende la ricerca di Tulli di nuove vitalità ed energie e si maturano alcuni aspetti che avevano caratterizzato la sua opera precedente, sottolineando certe singolarità, allusività e analogie ironiche tipiche del suo linguaggio. Nell’ultimo periodo l’artista è sempre teso a nuove ricerche ed esperienze, con un’analisi sempre nuova e intesa nell’invenzione di nuove forme e orizzonti.