Nato ad Anversa nel 1616, Anton Goubau s’iscrive alla gilda dei pittori nel 1636, dopo aver completato il suo tirocinio presso il pittore Johannes de Farcas. Dal 1650 al 1698, anno della sua morte, Goubau fu attivo nella sua città natale dipingendo anche opere sacre, ma è soprattutto per le ampie vedute ideate di soggetto italiano che diviene famoso. La sua presenza a Roma è documentata con certezza fra il 1646 e il 1648, anni in cui un “Antonio Gobo” pittore fiammingo risulta abitare in via Margutta.
A Roma, Goubau si avvicina delle opere di Jan Miel, che aveva la stessa origine fiamminga, e da lui riprende oltre ai temi quali il riposo di caccia o le soste all’osteria, la tipologia delle figurine traducendole spesso in modi sciatti e correnti. Tratto distintivo delle sue composizioni è la propensione alle scene gremite di personaggi fortemente tipizzati che ricorrono con straordinaria fedeltà. Negli antichi inventari sono ricordati paesaggi di sua mano e le bambocciate a lui attribuite presentano uno sviluppo paesaggistico che deriva solo in parte dall’esempio di Jan Miel e sembrano invece rimandare agli anni romani di Asselijn
Tornato ad Anversa con un ampio repertorio figurativo e tematico cui attingere, Goubau ritrae grandi scene di mercato alle quali fa da sfondo uno scenario urbano immaginario, dove gli antichi monumenti romani sono forzatamente accostati. Quest’aspetto della sua attività riprende la produzione italianizzante di Bredael, pittore attivo ad Anversa nello stesso periodo e che probabilmente non visitò mai l’Italia.
Anton Goubau fa parte di quella seconda generazione di artisti, il cui merito principale è quello di diffondere presso il pubblico olandese un genere a cui senza portare particolari innovazioni, si limita a ripetere un repertorio tematico ormai stabilito, nelle sue linee essenziali, entro la metà del secolo. Le loro vedute panoramiche senza alcun riferimento preciso alla realtà, rispondono alle aspettative dei collezionisti che forse non conoscevano Roma se non attraverso la visione per così dire letteraria dei pittori italianizzanti.