Figlio di un ricco proprietario terriero, consegue a Roma la laurea nel 1910 in scienze politiche e coloniali e lavora presso il Credito Italiano svolgendo una brillante carriera. Nel frattempo entra in contatto con l’ambiente artistico e culturale romano attraverso la frequentazione della Casa d’Arte Bragaglia in via Condotti e la Terza Saletta del Caffè Aragno. Il 1919 è l’anno della sua consacrazione ufficiale alla pittura con la realizzazione dei suoi primi disegni a matite colorate dalla vena satirica. Disegni che furono subito acquistati da Broglio e di recente dispersi in un’asta pubblica. Da questa occasione si fa risalire la sua vocazione pittorica che lo porta ad abbandonare il lavoro in banca, per dedicarsi completamente all’arte.
Sempre più a contatto con i circoli culturali della città dove si raccoglie l’élite intellettuale, conosce le idee di Valori Plastici e de La Ronda che si oppongono al Classicismo e all’Espressionismo. Stringe con Bartoli, Spadini, Trombadori e Broglio un’amicizia che gli consente di presentare alcuni dipinti alla mostra Das Junge Italien tenuta nel 1921 in diverse città tedesche (Berlino, Hannover, Dresda). Inseritosi pienamente nel clima postmetafisico di Valori Plastici, espone insieme al gruppo alla Fiorentina Primaverile.
I primi soggetti pittorici sono paesaggi e disegni dalla vena fantastica e surreale. Dopo aver partecipato alla III Biennale di Roma (1925), si avvicina al Novecento Italiano. Nelle sue opere fonte d’ispirazione è il paesaggio umbro ritratto con linee essenziali, nitide, semplificate e poche modulazioni cromatiche.
La sua prima personale risale al 1928 alle "Stanze del Libro", in piazza Rondanini a Roma, dove sono esposte trentatre opere tra paesaggi umbri e laziali, nature morte e Interno melanconico il quadro più metafisico di quegli anni. La mostra, organizzata da Angelo Signorelli, ha un enorme successo: i dipinti verranno acquistati da personaggi prestigiosi e l’esposizione si aggiudica una recensione in due riviste argentine. Con una pittura più contemplativa e a tratti vicina al versante più espressionista della Scuola Romana, si presenta alla I Mostra del Sindacato laziale fascista. Insieme a Mafai, Scipione, Melli e altri, collabora all’ Almanacco degli Artisti diretto da Carlo D’Aloisio Da Vasto. La premiazione avvenuta nella mostra italiana a Budapest (1929) è il primo riconoscimento internazionale. Nello stesso anno espone alla 159ª mostra organizzata dai Bragaglia che riuniva i maggiori protagonisti della situazione romana di quel periodo: pittori legati all’Impressionismo, rappresentanti del "realismo magico", come lo stesso Francalancia ed espressionisti. Oltre a tale manifestazione, a cui partecipa dal ’29 al ’40, prende parte alle Quadriennali di Roma dal 1931 al 1956 e a tre edizioni della Biennale di Venezia (1932, 1936 e 1950). Dopo una lunga sosta forzata dovuta ad una malattia nervosa riprende lentamente la sua attività, tornando ad esporre dipinti raffiguranti i suoi temi più consueti, paesaggi, nature morte e vedute romane. Nel 1942 Francalancia realizza un’importante personale alla Galleria delle Terme di Roma, presentata dal ministro Bottai come un evento a carattere nazionale, rilanciando l’artista nella cultura italiana.