Nato a Trieste nel 1885, studia pittura decorativa alla Scuola Industriale Triestina. Una borsa di studio comunale gli consente di iscriversi all’Accademia dove segue i corsi di figura di Ettore Tito e di decorazione di Augusto Sezanne.
Non ancora ventenne, esordisce alla mostra della Società Amatori e Cultori di Belle Arti a Roma e tre di anni dopo (1905) viene accettato alla Biennale di Venezia. Un successo maggiore lo ottiene nella seconda edizione con Salice Piangente (con riferimenti ai pittori simbolisti Whistler e Böcklin e alla grafica giapponese) e Notturno di soggetto veneziano. L’iniziale divisionismo simbolico fatto di atmosfere lunari, velature sapienti, tinte smorzate ed evanescenti, lascia il posto al secessionismo viennese, in particolare klimtiano. Nel 1909 è impegnato a progettare il nuovo palazzo comunale di Trieste.
Nelle sue opere continuano a prevalere soggetti pittorici veneziani e triestini, che durante il secondo decennio si avvicinano sempre di più a Klimt per il taglio prescelto e per la bidimensionalità delle immagini, fino ad arrivare a composizioni sempre più grafiche e decorative con l’utilizzo di colori più brillanti e dai contorni accentuati. Trasferitosi intanto a Milano (1916) tiene un’importante Personale nella Galleria Pesaro e dal 1918 al 1937 insegna alla Scuola del Libro. La carriera da insegnante inizia già da prima, nel 1923, quando viene chiamato all’Istituto d’Arte Toschi di Parma, di cui diventerà il direttore e, qualche anno dopo, all’Accademia di Brera. Si dedica in modo intensivo all’arte grafica e alle arti applicate; nel ’23 farà inoltre parte del comitato direttivo della I Biennale delle Arti Decorative di Monza. Dall’inizio della sua carriera si dedica anche alla tecnica della xilografia con la quale realizza diverse opere. Il suo diventa un contributo fondamentale alla rinascita del "bianco e nero" in Italia aderendo anche al gruppo della rivista "L’Eroica" con il quale partecipa all’Esposizione Mondiale del libro a Lipsia con il ciclo "Venezia incisa nel legno".
Si occupa di illustrazione editoriale decorando con motivi classico-rinascimentali le copertine per i testi di Moschino, Ojetti, D’Annunzio e collabora anche con riviste. Crea inoltre manifesti pubblicitari, progetta vetrate, cartoline e francobolli. Importante anche la sua attività di scenografo che iniziata nel 1912 e protratta fino agli anni Quaranta, ha il suo apice nella messa in scena di "La Nave" di D’Annunzio, per la quale disegna anche i costumi (1918).
La produzione pittorica compresa fra gli anni Trenta e Quaranta, notevolmente diminuita per aver dedicato maggiore spazio alle altre attività, si rifà al gruppo Novecento, con l’uso di elementi classicheggianti come volumi plastici elementari tendenti verso l’astrazione geometrica e alla sospensione metafisica. Negli ultimi anni si dedica maggiormente alla collaborazione a riviste d’architettura, alle arti decorative e alla critica d’arte.