Iscrittosi alla facoltà di Economia e Commercio, trova nel frattempo lavoro in banca e porta avanti gli studi musicali, perfezionandosi nel violino. Nel 1925 cambia attività e s’iscrive all’Accademia Militare di Modena, diventando dopo due anni ufficiale. Durante la carriera militare frequenta Firenze, Bologna e le colonie; è in questo periodo che ha il primo approccio da autodidatta con la pittura, riproducendo le opere famose dei musei che visitava.
Espone per la prima volta nel 1940 ad una mostra collettiva a Derna (Libia). Durante la seconda guerra mondiale viene fatto prigioniero dagli inglesi e deportato in India fino alla fine della guerra. Rientrato in Italia nel 1947 di dedica esclusivamente alla pittura. Si stabilisce a Roma iniziando a ritrarre scorci inediti della città postbellica, paesaggi fluviali e soprattutto i Fori che diventeranno un tema ricorrente nella sua pittura. I soggetti si distinguono per i colori caldi e intensi stesi con pennellate vibranti che rimandano alla Scuola Romana (Mafai e Pirandello). Apprezzato fin da subito dal pubblico e dalla critica, allestisce numerose personali in Italia e all’estero e prende parte alle Quadriennali romane e alle Biennali veneziane: nella XXV Biennale di Venezia, presenta Foro Romano (1949) che, ottenuto un grande riconoscimento, verrà acquistato dalla Presidenza della Repubblica. L’attività pittorica di Quaglia prosegue sempre a Roma nel perfezionamento dei suoi paesaggi, che tendono ormai verso un gusto neoimpressionista, come sostiene Ungaretti, diventato suo fedele amico e appassionato estimatore, in un saggio sull’artista del 1963.