Negli anni della sua giovinezza (1912) si trasferisce con la famiglia da Genova a Torino dove si laurea in Giurisprudenza ed Economia. Durante gli anni universitari coltiva la passione pittorica tanto da partecipare alla Quadriennale di Torino del 1923 e a diverse mostre locali. Si avvicina intanto al gruppo futurista torinese, con il quale espone alla Mostra Futurista presso l’Associazione della Stampa nel 1926. Il paesaggio diventa da subito il suo tema prediletto rappresentato in piccole vedute, dense di colore e ben strutturate. Si dedica anche alle nature morte affrontate in uno stile casoratiano. Negli stessi anni frequenta gli artisti più attivi e spregiudicati della città: Chessa, Carlo Levi e Casorati con il quale apre lo studio dove si organizzano diverse mostre di avanguardia, come la prima Mostra degli Astrattisti Italiani (1934). Col passare del tempo i soggetti degli anni giovanili diventano macchie di colore, l’artista è fortemente influenzato dalla pittura europea soprattutto in seguito al lungo soggiorno di Parigi, dove lavora in uno studio in Rue Falguière e dove conosce da vicino le opere degli impressionisti, di Picasso, Bracque, Matisse e Dufy. I colori brillanti e vivaci sono la caratteristica distintiva delle opere di questi anni.
Sotto la protezione di Lionello Venturi prende parte al Gruppo dei Sei Pittori e al ciclo di mostre nazionali e internazionali che questo promuove dal 1929 al 1931. Il Gruppo, pur sciogliendosi dopo solo due anni, rimane il fenomeno più importante della pittura piemontese del XX secolo.
Nel 1930 presenta alla Biennale di Venezia una serie di diciotto opere. Nel decennio successivo si intensifica l’attività espositiva che conta, tra l’altro, la partecipazione alla Quadriennale romana del 1935, alla Biennale veneziana del 1938 e a diverse mostre in gallerie private di Firenze, Torino, Genova, Roma, Milano. Oltre all’attività di promotore culturale che sviluppa insieme a Casorati in diverse mostre, nel 1939 è titolare della cattedra di Pittura dell’Accademia Albertina, promuovendo, con il suo insegnamento, un’apertura sugli orizzonti europei. L’artista, che durante la guerra subisce la distruzione del proprio studio colpito dai bombardamenti, si trasferisce a Rapallo dove si concentra ad una serie di paesaggi che rimandano a Cezanne. Entrato a far parte del Gruppo degli Otto di Lionello Venturi, si orienta verso una pittura astratta–informale pur conservando riferimenti naturalistici. Negli anni Sessanta ritorna ad una pittura figurativa e si appassiona alla litografia. Riceve la medaglia d’oro della Presidenza della Repubblica per i benemeriti della cultura e dell’arte e viene nominato accademico di San Luca e dell’Accademia Clementina di Bologna. Diventa prima direttore poi presidente dell’Accademia Albertina (1973), nel dopoguerra si dedica inoltre alla scenografia teatrale e a quella cinematografica.