Dopo aver frequentato l’Istituto di Belle Arti di Roma, inizia a lavorare come restauratore presso un antiquario. I suoi esordi come pittore iniziano nel 1912 quando prende parte alla Mostra del Ritratto al Circolo Artistico Internazionale di Roma. L’anno successivo si presenta alle mostre della Secessione romana, passando da un Divisionismo nomelliniano con echi espressionisti, a un aperto Espressionismo che ha come referente principale Van Donghen. Sempre nel 1913 pubblica su Novissima alcune tavole a colori con echi liberty e organizza con Melli e Costantini il Gruppo Moderno Romano che, con un carattere più d’avanguardia, diventerà in seguito il Gruppo Moderno Italiano. Realizza inoltre disegni satirici per L’Idea Nazionale e La Tribuna poi raccolti e pubblicati nel 1916 in un volume dal titolo Fuoco.
Le ferite riportate durante la prima guerra mondiale lo costringono ad un periodo di inattività, in seguito al quale la sua pittura si evolve in senso classicista ed entra a far parte del gruppo di Valori Plastici. Nel ’26 partecipa alla I Mostra del Novecento Italiano ed espone inoltre alle Biennali di Roma e Venezia.
La sua attività artistica si riduce a favore di quella organizzativa, che al contrario si intensifica: diviene infatti segretario del Sindacato Nazionale Fascista di Belle Arti, deputato in Parlamento, membro del Consiglio Nazionale di Belle Arti e, fin dal 1931, segretario della Quadriennale, nomina quest’ultima che, per la sua posizione privilegiata, limita la partecipazione di Oppo alle mostre romane. L’artista continua comunque ad esibire le sue opere nelle esposizioni internazionali di Baltimora (1931-32), Parigi (1935) e New York (1939).
Oltre ad essere autore di opere monumentali, Oppo si cimenta  nel corso della sua carriera, come scenografo e critico d’arte operando, durante il ventennio fascista, una sensibile promozione di giovani pittori italiani e romani in particolare.