Nato in Argentina da genitori siciliani, ritorna con la famiglia in Italia all’età di tre anni. Stabilitosi a Roma dal 1936 al 1938 frequenta la Scuola Libera dell’Accademia di Francia e inizia a realizzare illustrazioni per giornali e riviste. Inviato a combattere sul fronte greco – albanese nel 1939, torna a Roma alla fine della guerra, riprendendo a dipingere a pieno ritmo. Esordisce presso la Galleria del Secolo, con un gruppo di opere raffiguranti nudi, paesaggi e ritratti, caratterizzate dai colori accesi dello stile espressionista: l’energia del colore sarà lo strumento essenziale della sua arte. La deformazione plastica di questi primi dipinti risente della Scuola Romana. Intanto partecipa alla Mostra della Libera Associazione Arti Figurative alla Galleria San Marco a Roma e alla Mostra Gruppo Romano alla Galleria “Il Fiore” a Firenze. Nel 1946 riceve un premio alla mostra dell’Art Club. Collabora con illustrazioni ai settimanali “Domenica”, “Cosmopolita”, “La Fiera Letteraria” ed esegue una serie di ritratti di artisti e letterati italiani. L’anno successivo partecipa all’importante mostra “Contemporary Roman Painters” alla White Gallery di Washington; seguono quindi due importanti personali a Roma, alla Galleria L’Obelisco e alla Galleria Chiurazzi. Trasferitosi per due anni in Argentina con la moglie, continua a creare illustrazioni per volumi, quotidiani e riviste oltre a cimentarsi nella creazione ceramiche. Qui entra in contatto con la cerchia di intellettuali e di artisti spagnoli rifugiati in Sud America, tra cui il poeta Rafael Alberti. Nel 1948 si aprono tre mostre personali: alla Galleria Müller e alla Galleria Sintonia di Buenos Aires, al Museo Genaro Pérez di Córdoba, in Spagna. Rientrato nel ’49 in Europa, soggiorna per molti mesi a Londra e a Parigi. In questi anni passati all’estero, conosce tutte le ultime tendenze internazionali dell’arte post bellica. Il colore derivante dal Post-impressionismo francese, negli anni Cinquanta viene elaborato e chiuso in tasselli astratti con un ritmo compositivo che richiama la spazialità cubista. Dalla natura, punto di riferimento di tutto il corso della sua produzione approda ad una visione aniconica.
Mentre prosegue l’attività espositiva a Roma e a Buenos Aires, nel 1952 è invitato per la prima volta alla Biennale di Venezia, alla quale ritorna nelle due edizioni successive. In quella del ‘56 gli viene dedicata una sala personale, dove espone 14 disegni a matita e ad inchiostro che, presentati da Calvesi, gli faranno vincere il Premio della Biennale. Dopo un breve periodo di crisi in cui distrugge molte sue opere, torna ad esporre nel 1955 alla Galleria La Tartaruga di Roma. Dal 1957 in poi, inizia il distacco totale della figurazione naturalistica fino ad arrivare ad un maggiore dinamismo e a colori più vivi. La sua attività espositiva continua in Brasile, Australia, New York, Mosca, Copenhagen. Durante il suo viaggio in Egitto, esegue una serie di disegni e di tempere del Sinai. Nel 1961 si tiene un’importante mostra personale a Los Angeles. In questa occasione, durante il soggiorno a New York, entra a contatto con gli artisti dell’Espressionismo astratto e della Scuola di New York. Anche negli anni Sessanta continuano le mostre personali tra Milano, Vienna, Venezia e Roma. Dal 1964 l’artista si concentra sulla ricerca della luce, basando la sua pittura sulla qualità timbrica dei colori e la costruzione dello spazio per mezzo della loro dilatazione o contenimento, in base alla cromia impiegata.
Tra il 1965 e il 1966 realizza un arazzo di grandi dimensioni per il Ministero degli Esteri alla Farnesina. Mentre qualche anno più tardi collabora con il regista Fellini per la decorazione pittorica nella scenografia del film Satyricon . Diverse saranno le mostre antologiche negli anni Settanta. Fino agli anni Ottanta, Scordia accentua il senso di sonorità cromatica e perfeziona l’impaginazione costruttiva dell’immagine astratta.