Sin dai primi anni Venti coltiva la propria inclinazione artistica, frequentando a Padova la bottega dello scalpellino Scanapia e dipingendo con Antonio Morato e Dino Lazzaro. Nel frattempo conosce Wart Arslan, con cui instaura una duratura amicizia, e nel ’22 si iscrive all’Accademia di belle arti di Venezia. Nel 1925 esordisce con due dipinti alla Mostra d’arte triveneta. Nel ’26 si trasferisce a Roma, dove frequenta la Scuola libera del nudo, stringendo legami particolarmente intensi con Scipione, Mafai e Raphael; si reca spesso, inoltre, a Villa Strohl-fern, ospite dello studio che Francesco Di Cocco condivide con Arturo Martini. A partire da questi anni, in cui si dedica soprattutto alla pittura, inizia a esporre con una certa regolarità.
Dopo un periodo a Gualtieri, nel 1931 a Roma fonda con Scipione la rivista "Fronte" (di cui escono solo due numeri), coinvolgendovi numerosi artisti e scrittori. Successivamente, a causa di difficoltà economiche, ritorna a Gualtieri, dove lavora anche come scultore funerario. Sebbene continui a dipingere (nel ’37 espone due dipinti alla VII sindacale laziale), da questo momento in poi si dedica prevalentemente alla scultura. Nel ’38 si trasferisce definitivamente a Roma, dove ottiene la cattedra di Plastica al Liceo artistico. Durante la guerra si orienta verso un linguaggio concitato e grottesco, evidenziato da opere quali la Strage degli innocenti o gli Imperatori.
Nel dopoguerra collabora con Enrico Galassi, cimentandosi anche nella creazione di opere d’arte applicata. Dopo una breve parentesi astratta, nel ’51 partecipa alla mostra L’Arte contro la barbarie con L’Apocalisse, bassorilievo caratterizzato da uno stile decisamente realista, come anche i numerosi monumenti che lo scultore realizza a partire dagli anni Cinquanta (Monumento al/a Resistenza, Parma, 1954-’56; Martiri libanesi, Beirut, 1960; Le quattro giornate, Napoli, 1966). Nel corso di questi anni, mentre la sua attività espositiva si intensifica, il suo lavoro inizia a ottenere importanti riconoscimenti.