Si trasferisce giovanissimo a Roma e in condizioni modeste inizia la sua formazione da autodidatta. A diciotto anni parte alla volta di Milano dove incontra Carrà e stringe amicizia con diversi pittori e letterati, tra i quali Quasimodo, Gatto, Carrieri, Tomea, Sinisgalli, Solmi e Zavattini. Nel 1928 al Circolo Artistico di Bari è allestita la sua personale nella quale presenta nature morte, ritratti dai volumi saldi e compatti, costruiti in maniera disciplinata. Nella stessa mostra espone anche una grande quantità di disegni ritraenti gente della Puglia, in particolare del mondo contadino rappresentato attraverso figure solenni investite di audaci cromie. Con gli stessi soggetti si presenta anche nella I Mostra regionale del Sindacato di Puglia nel 1930. A Parigi ha l’occasione di conoscere da vicino non solo le opere dei maestri impressionisti, ma anche quelle di Modigliani, Picasso e Matisse e i pittori fauves, che saranno per la sua pittura un costante punto di riferimento. Tornato a Milano nel 1934 espone nella Galleria del Milione disegni e puntesecche con scene d’interni in cui sono ritratte donne nell’atto di svestirsi o di pettinarsi in ambienti spogli, avvolte da una luce malinconica. Nel 1938 sei disegni di Cantatore accompagnano le poesie di Sinisgalli, l’attività di illustratore continuerà negli anni seguenti per diversi libri (Il Portico dei Poeti, Il fiore delle Georgiche, La Divina Commedia). Viene nominato titolare di figura disegnata al Liceo Artistico per poi passare alla cattedra di pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera (1947). Nello stesso periodo partecipa ai Premi Bergamo, alle Quadriennali di Roma, alle Biennali di Venezia. Alla fine degli anni Quaranta la sua pittura è caratterizzata da un disegno sempre più largo e sintetico che crea forme scabre e ai lenti accordi tonali del periodo precedente si sostituiscono cromie luminose che meglio definiscono i corpi. E’ la fase in cui prevalgono immagini femminili con grandi occhi a mandorla adagiate su sedie e divani. La scoperta del paesaggio si fa risalire al viaggio in Spagna durante il 1956: da lì in poi inizierà a ritrarre i paesaggi marchigiani -terra in cui trascorre un soggiorno estivo- con masse cromatiche sovrapposte, accostamenti insoliti di colori che rievocano tendenze espressioniste. Negli stessi anni ritorna anche alle immagini spigolose degli uomini del sud dai tratti aspri e impenetrabili. Durante gli anni Sessanta la sua pittura tende verso il minimalismo: i corpi femminili diventano più ossuti, dai tratti aspri, costruiti anche attraverso la tecnica del mosaico. Nel decennio successivo, invece, la pittura acquista ariosità e i paesaggi si trasformano in blocchi di materia decolorati dalla luce, alla maniera del paesaggismo lombardo. Tema più recente è la serie dei tronchi d’olivo che l’artista rende in forme antropomorfe, attraverso un linguaggio simbiotico che accomuna il vegetale all’umano.
Nel 1987 pubblica Piccolo Archivio, mentre nel 1988 è la volta de Il bacio e altre storie.
Tornato in visita nei luoghi della sua formazione, muore a Parigi all’età di 92 anni.