Stefano Colonna, figlio di Giulio Cesare e di Isabella Farnese, ricevette nel 1656 il titolo di duca di Bassanello, ricordato nell’iscrizione che corre intorno al ritratto, per la rinuncia di suo fratello Alessandro. L’attribuzione di questo dipinto al pittore fiammingo Jacob Ferdinand Voet appare del tutto valida per le tangenze stilistiche che riconducendo questa tela al vasto corpus di ritratti eseguiti dall’artista durante il suo soggiorno romano (1663-1678) e in particolare a quelli di Urbano e Pompeo Rocci della Galleria Spada. Ciò risulta inoltre confermato da alcuni probabili riferimenti presenti in due inventari di Lorenzo Onofrio Colonna, grande estimatore e protettore di Voet.
Il dipinto, come di consueto nei ritratti dell’artista fiammingo, insiste sulla qualità descrittiva e cromatica dell’immagine, sull’estrema cura e levigatezza del volto, nonché sul sostanziale rifiuto di introspezione psicologica. La figura di Stefano Colonna appare infatti come un’immagine senza tempo, impressa su un fondo essenziale, bruno, su cui risalta il minuzioso descrittivismo, tipico dell’arte fiamminga, delle trine e la vivacità e luministica del volto.