Scultore e ceramista, indirizza la sua prima ricerca verso suggestioni tratte da una profonda conoscenza della lezione cubista. Si forma prima a Firenze e poi a Roma dove incontra Mazzacurati e nel suo studio segue l’apprendistato. Inizia a sperimentare forme geometriche nei diversi materiali dal metallo alla ceramica, ma con una predilezione particolare per il gres e per il bronzo che più si adattano a realizzare opere geometrizzanti di matrice postcubista. La scelta di materiali durissimi caratterizza tutte le sue opere che egli riveste di una pelle colorata opaca e lucida, a tratti graffiata per rivelare le forme della scultura.
Dal 1951 partecipa a numerosi concorsi ricevendo tra i vari riconoscimenti, il primo Premio della ceramica di Faenza nel 1953, e il secondo Premio Coppa d’Argento del Ministero delle Poste e Telecomunicazioni nel 1956. Le sue opere sono inoltre presenti alle Quadriennali romane, alle Biennali veneziane fino alle Triennali milanesi. I vari riconoscimenti pubblici consentiranno all’artista di realizzare opere di grande formato per committenze statali. Salvatore Meli è stato anche docente nella Scuola Statale d’Arte della Ceramica di Civita Castellana e all’Accademia di Belle Arti di Roma, viene inoltre chiamato a elaborare un progetto per il nuovo obelisco della capitale. Guttuso rintraccia nelle sue opere, soprattutto nei sui vasi istoriati con scene mitologiche e popolaresche, riferimenti rurali, sintomo di quel sentire arcaico che ricollega l’artista alla cultura degli etruschi, dei greci e dei romani. E’ proprio a loro infatti, che Meli fa riferimento, considerandoli i suoi soli padri, instaurando con la materia un dialogo esclusivo e ininterrotto lungo tutto il corso della sua carriera artistica.